Gp Cottini

Questo sito intende presentare la personalità e le opere del filosofo Giampaolo Cottini, a partire da una selezione ragionata di articoli curati per il quotidiano “La Prealpina“.

Vi ho chiamato amici

Fuori del Coro | n. 11-2005

C’è una parola che all’inizio del pontificato di Benedetto XVI ha suscitato lo stupore di una novità inedita, ed è la parola “amici” con cui si è rivolto al mondo intero nel discorso della Messa di intronizzazione. Un Papa che parla dell’amicizia ha la coscienza che “chi crede non è mai solo”, perché è sempre in compagnia di quanti sono con lui afferrati nella “compagnia di Gesù”, ossia nella partecipazione all’avvenimento che salva. Ma come è umana la parola amicizia! Come risponde al desiderio del cuore di non rimanere nella solitudine! Per questo il mondo ha già sentito il Papa come un vecchio amico. Ma cos’è davvero l’amicizia?

Essa nasce anzitutto nell’imperscrutabile oceano della gratuità: non si diventa amici per calcolo, ma solo perché avviene, inaspettato, un incontro che avvicina ad un altro con cui si scopre un legame profondo ed unico. In un tempo e in circostanze precise avviene il riconoscimento di un volto che si dimostra amico perché richiama al destino comune di tutti gli uomini, un volto che diventa amico perché richiama all’Origine e alla direzione vera della vita. Amico diventa così uno con cui percorrere la strada buona dell’esistenza, uno che fa sentire un interesse unico alla persona, uno che diventa un maestro “alla pari” delle possibilità di crescita. Sboccia così una compagnia umana entro cui tutto assume la forma vera, una relazione in cui si è presi sul serio e in cui tutto può essere confidato in un’alleanza fiduciaria, in cui ognuno sa che dell’altro può fidarsi incondizionatamente perché la ragione dell’interesse reciproco risiede nel comune desiderio di essere se stessi. Per questo chi ha un amico possiede un tesoro immenso.

Ma esiste ancora l’amicizia oppure tutto risponde solo alla logica mercantile dell’utile e dell’interesse immediato? Chi è veramente amico? La risposta di Benedetto XVI è chiara: solo nell’amicizia di Cristo l’uomo trova risposta al suo desiderio di uscire dalla solitudine e dall’alienazione. Lo ha ripetuto ai giovani dicendo che Cristo “non toglie nulla e dona tutto” e che “chi fa entrare Cristo non perde nulla, assolutamente nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande”, poiché proprio nell’esperienza di una grande amicizia si sperimenta il dischiudersi delle “potenzialità della condizione umana” per godere totalmente del bello e del vero. Ciò fa comprendere come il Papa non parli di un’amicizia formale, della semplice condivisione di interessi, ma della comunione profonda che porta l’io a relazionarsi ad un tu solo in nome del senso ultimo dell’esistenza. Perciò, in fondo, si è amici solo in Dio, solo per la gratuità che attinge la sua energia nell’Eterno, per l’appartenenza al Mistero che crea le cose e fa fiorire occasioni impensabili alla sola libertà.

Per questo l’amicizia di cui parla il Papa, quell’amicizia umanissima e addolorata che unisce l’uomo Ratzinger all’uomo Wojtyla, diventa certezza della continuità di una storia che neppure la morte può spezzare, certezza che abbiamo come amici i Santi dell’intera storia della Chiesa, che precedono ed accompagnano da testimoni dell’amicizia con Cristo. Da qui l’invito ai cristiani a difendere non un pacchetto di dogmi o di norme morali, ma ad amare Cristo per aiutare ogni uomo ad uscire fuori dai deserti della solitudine e del non senso, strappando il singolo dalla disperazione di sentirsi parte dell’ingranaggio necessario o casuale di una storia assurda

L’uomo cerca amici per non sentirsi particella di un universo inutile o meccanismo al servizio dell’evoluzione della specie, e la vera consolazione è sentirsi pensati ed amati da Qualcuno! Perciò, come ha detto ancora Papa Ratzinger, ogni frammento di amicizia è l’occasione per trasformare il mondo in “giardino di Dio”.