Gp Cottini

Questo sito intende presentare la personalità e le opere del filosofo Giampaolo Cottini, a partire da una selezione ragionata di articoli curati per il quotidiano “La Prealpina“.

Vento di giovinezza

Fuori del Coro | n. 34-2000

Che la Giornata Mondiale della Gioventù sia stato un avvenimento straordinario nessuno lo può mettere in dubbio. L’imponenza di una moltitudine di giovani affascinati dalla proposta del vecchio Papa è un dato innegabile, che suscita interrogativi sia alla Chiesa e ai suoi progetti pastorali, sia alla cultura laica. La Chiesa è stata improvvisamente pervasa da una ventata di giovinezza non solo anagrafica ma qualitativa per l’ingenua baldanza di un nuovo impeto missionario; ma il contraccolpo maggiore lo hanno incassato gli opinionisti e i soloni di turno, incapaci di spiegarsi un fenomeno collettivo di queste oceaniche proporzioni nell’epoca dell’individualismo di massa.

È patetico quanto falso tentare qualsivoglia paragone tra questi giovani e i sessantottini: è l’effetto ottico di una generazione che ha nostalgia di raduni utopici e inconcludenti, e chi parla di Woodstock cattolica lo fa per nascondere la diversità dell’incontro di Tor Vergata, imparagonabile a qualunque altra adunata del XX secolo.

La verità è che, nel vuoto ideale e culturale contemporaneo, la chiamata del Papa ha fatto breccia nei giovani perché ha spalancato il cuore al desiderio di felicità che abita ogni uomo ad ogni età. Andando contro tutti i modelli di manifestazioni di massa del Novecento (dai raduni politici dei regimi totalitari alla solitudine delle folle degli stadi), il Papa ha valorizzato la giovinezza come il momento propizio della vita in cui l’uomo è naturalmente capace di interrogarsi sul senso ultimo delle cose per trovare risposta al suo desiderio infinito. Il giovane non ha normalmente pregiudizi: per lui la vita si apre come un campo sconfinato da percorrere con totale libertà, accompagnata però anche dalla paura di non conoscere una precisa direzione di cammino. Il Papa, saltando la differenza generazionale, è entrato nell’esistenza di questi giovani ponendo paternamente le domande ultime e proponendo, in modo non astratto, l’avvenimento di Cristo come risposta adeguata e fattore di costruzione di una nuova storia.

Ciò che infastidisce alcuni adulti è però la gioia e la speranza che questo procura; da qui l’affannarsi a chiedere ai Papa-boys cosa pensano del sesso o del divertimento dei loro coetanei, per contrapporre l’espressività giovanile ad una fede intesa come roba da vecchi o per gente stupida. Tor Vergata ha mostrato, invece, che credere può essere difficile, ma è l’esaltante avventura di affidarsi all’amore del Dio fatto uomo, visto che la cosa più importante è sempre sapere chi si segue.

Perciò è stonato dire che la Giornata della gioventù sia stato un evento di identificazione massificata con una leadership spettacolare: il naturale desiderio giovanile di compagnia ha messo in moto un popolo, non una massa. Il popolo è fatto della storia di persone singole impegnate con la propria umanità, che si uniscono ad altre nella ricerca della verità. Ciò non crea affatto omologazione, ma conduce al superamento dell’estraneità e delle barriere ideologiche o razziali dietro cui si barricano spesso gli adulti. Il Papa non ha giocato con la folla, ma ha chiamato a sé delle persone singolari e diverse, invitandole a sperimentare il rapporto con Cristo come fonte di salvezza e di fraternità impossibili senza di Lui.

Ciò ha stupito, o forse infastidito, chi professa una laicità incapace di aggregare, perché priva di idealità convincenti ed estranea a chi non accetta il cinismo della disperazione e l’indifferenza. È stato perciò stucchevole sia qualche distinguo, sia la pretesa dei vecchi saggi di sapere già che l’esaltazione dei giovani è destinata a spegnersi al loro ritorno a casa. Per fortuna, questi due milioni di giovani rimangono una bella provocazione; e certamente l’inizio di un mondo nuovo può venire da loro.