Gp Cottini

Questo sito intende presentare la personalità e le opere del filosofo Giampaolo Cottini, a partire da una selezione ragionata di articoli curati per il quotidiano “La Prealpina“.

Quale educazione?

Fuori del Coro | n. 17-2003

Si dice che fare i genitori sia il mestiere più difficile del mondo, e lo sa bene chi ha dei figli: “nessuno nasce imparato” dice il motto popolare, e ciò vale tanto più per un padre ed una madre che devono imparare l’arte educativa sulla pelle dei loro bambini. Educare rimane, però, la più affascinante avventura relazionale, anche se risulta la più rischiosa e priva di garanzie sul risultato.

Recentemente un noto magazine ha dedicato la copertina al ricordo del “mitico” Dott. Spock, il maestro del “vietato vietare”, il pedagogista che lanciò l’idea che al bambino tutto dovesse essere concesso per non turbarne la crescita, divenendo il teorico di quella generazione di genitori che, usciti dal clima della rivoluzione sessantottina, pensavano che ai loro figli dovesse essere permesso senza fatica tutto quello che loro avevano guadagnato lottando contro l’autoritarismo. La stessa rivista accosta il pensiero del dott. Spock alle teorie di un’altra psicologa infantile, la Dott. Phillips, autrice di un manuale per genitori dal sintomatico titolo “I no che aiutano a crescere”: ne nasce così un’ideale disfida tra “permissivi” e “rigoristi” (degna della nota trasmissione televisiva di Paolo Bonolis), che vede lo scontro tra il “vietato vietare” e il “vietato viziare”, in un dilemma tra lo stile del genitore morbido (che concede tutto pur di non perdere il legame con il figlio) e il metodo dell’autorità (che sa anche dire dei no e porre dei limiti, pur di non abbandonare il figlio allo stato brado).

Come uscire da questa dialettica? In realtà è un falso problema, poiché in campo educativo non esistono “istruzioni per l’uso” o dosaggi terapeutici, ma solo adulti chiamati a discernere come facilitare il processo di crescita dei piccoli. Ma chi è davvero adulto (ovviamente non solo in senso anagrafico)? L’adulto è colui che genera perchè possiede un significato della realtà e sa trasmetterlo in maniera convincente; per questo, ciò che conta è che sappia comunicare un giudizio adeguato sulle cose per poter essere di guida a chi della realtà non ha ancora dimestichezza. Perciò la prima virtù dell’educatore è il realismo, che precede il saper vietare o concedere misurando il giudizio in rapporto alle condizioni di realtà, non in base a reazioni umorali.

I sì o i no vanno pronunziati nelle situazioni a partire dal significato con cui l’adulto sa leggere tutti i fattori della realtà, non in base a calcoli delle probabilità o in reazione a ciò che aggrada all’educatore o all’educando. E qui si rende più chiaro che la vera difficoltà non sta nell’imbarazzo della scelta tra Metodo-Spck e Metodo-Phillips, ma nell’incertezza con cui oggi i singoli e le famiglie affrontano la realtà, senza essere capaci di passare ai figli dei valori veramente universali, degni di essere vissuti e per cui valga la pena impegnare l’esistenza. Il dubbio, lo scetticismo, il relativismo, la rassegnazione, il nichilismo sono diventati i riferimenti normali dell’attuale clima culturale e sociale, e l’educatore non sa più quali strade indicare perché non sa più nemmeno lui dove è giusto andare. La conclusione è che nell’incertezza sul fine da raggiungere, dire tanti sì o tanti no diventa assolutamente equivalente ed inutile, perché privo di ragioni.

Ritornando all’inizio, la cosa più importante per dei genitori è cercare un aiuto per svolgere al meglio la loro responsabilità, recuperando dei luoghi educativi in cui l’esperienza venga messa in comune e giudicata alla luce della verità dell’umano. Tali sono certamente la famiglia, prima dimora dell’appartenenza reciproca tra genitori e figli, la scuola come comunità educante, la Chiesa come “madre e maestra”. In questi luoghi l’essenziale è che rinasca un nuovo movimento di educatori.