Gp Cottini

Questo sito intende presentare la personalità e le opere del filosofo Giampaolo Cottini, a partire da una selezione ragionata di articoli curati per il quotidiano “La Prealpina“.

Per non rimanere annientati

Fuori del Coro | n. 03-2011

Quando le forze della Natura si scatenano con la violenza irrefrenabile di cui abbiamo visto gli esiti nel terremoto in Giappone e nel conseguente tsunami, l’uomo rimane attonito e sgomento. Perché la Natura, che sembrerebbe amica o almeno disponibile ad essere governata dalla forza dell’uomo e dalla sua intelligenza predittiva, si ribella così? Sembra impossibile che la Terra, la nostra abituale dimora per la quale ci sentiamo fatti e che ci rimanda ad una appartenenza buona alla Creazione, possa improvvisamente diventare così nemica da provocare danni superiori alla distruzione della guerra. Eppure, persino il Giappone, che è zona ad altissimo rischio sismico e la cui popolazione sa convivere con la “terra che si muove” essendosi attrezzata di abitazioni costruite con tecnologie avanzatissime, è oggi piegato dalla morte e dalle sue macerie travolte da una furia incontenibile, ritrovandosi sconfitto nella sua proverbiale efficienza organizzativa. Così l’esplodere di una forza che ha persino provocato lo spostamento dell’asse terrestre mette in crisi ogni pretesa dell’uomo di “controllare” tutto, richiamando traumaticamente quali sono i veri connotati della condizione umana spogliata dai suoi meccanismi di autodifesa.

Già Pascal (filosofo ma anche acuto matematico e sagace uomo di scienza) ricordava che l’uomo è come un granello sperduto nell’Universo infinito e che basta un nulla (qualche piccolo fenomeno naturale, persino una goccia d’acqua!) per annientarlo; però rispetto alla natura, questa piccola canna sbattuta dal vento (è questa la suggestiva immagine pascaliana della fragilità umana), ha una superiorità sulla Natura stessa, perchè sa che qualcosa lo può annientare, e questa consapevolezza lo rende superiore anche a ciò che si accanisce ciecamente contro di lui. È vero: oggi anche le calamità naturali sono prevedibili partendo dalla concezione meccanicistica degli eventi e sembra che tutto possa essere predetto così da poterne in parte controllare gli esiti più devastanti; eppure in Giappone è accaduta una tragedia che pare superare ogni limite di accettabilità umana, tanto da porre un’ulteriore domanda: qual è il vero destino dell’uomo se si è così esposti alla furia della Natura da rimanerne schiacciati?

La risposta è difficile perché rimanda al senso misterioso (che non significa assurdo, ma solo nascosto) della Storia e dell’accadere degli eventi che, come tali, sono la circostanza entro cui l’io è chiamato a rispondere con la sua libertà e a reagire con la sua iniziativa. Ma c’è una segreta certezza che anche il terremoto in Giappone ha un significato per ciascuno di noi e contiene un segno da decifrare per far crescere la consapevolezza del senso dell’esistenza. Ciò può avvenire se lasciamo che si risvegli un maturo senso religioso, inteso non come infantile attribuzione diretta a Dio della causa naturale del cataclisma, ma come ricerca del valore di originale dipendenza dell’uomo da un Altro. L’uomo non si fa da sé, ma entra nell’esistenza come donato a se stesso all’interno di una condizione ambientale che può essere conosciuta; ma, se il mondo è l’ambiente in cui si gioca la sua vita, esso non esaurisce tutta la realtà. Infatti, nella caducità delle cose si mostra la presenza di quel Tu Creatore che è il vero interlocutore cui rivolgersi perché manifesti la sua Presenza; perciò la prima mossa dopo la tragedia non è la rabbia, ma la preghiera come domanda a Dio di dare senso a questa sconfitta dell’umana efficienza, risvegliando una vera solidarietà tra gli uomini

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