Gp Cottini

Questo sito intende presentare la personalità e le opere del filosofo Giampaolo Cottini, a partire da una selezione ragionata di articoli curati per il quotidiano “La Prealpina“.

Pasqua di pace

Fuori del Coro | n. 14-2003

Nella Pasqua non c’è proprio nulla di irenico: se il Natale è la festa dei dolci affetti familiari evocati dai sentimenti di una generica bontà, la Pasqua fa memorie del conflitto tremendo che si è combattuto tra la vita e la morte, la luce e le tenebre, il Bene e il Male. La Pasqua è, infatti, Festa della lotta, ricordo che la Pace autentica inizia all’alba del nuovo giorno, dopo che si è consumata la battaglia vittoriosa di Cristo contro il peccato che impedisce agli uomini di essere fratelli.

In tempi difficili, in cui il pensiero è dominato solo da immagini di guerra e violenza, è realistico recuperare il senso storico della Pasqua nella vittoria della Vita sulla morte, comprendendo che sul Golgota si è combattuto realmente il duello tra l’Amore di Dio (donato sino al totale annichilimento di sè) e l’ingiustizia umana (conseguenza del peccato originale); lo scontro tra la positività indomita del Dio-Misericordia e la tragedia senza sbocchi dell’odio nato dal rifiuto di Dio. Lo ricordava bene nel 1976 l’allora Card. Wojtyla durante gli esercizi spirituali da lui predicati a Paolo VI, il cui testo è divenuto la meditazione della Via Crucis del Venerdì Santo di quest’anno: “Dal momento in cui l’uomo, a causa del peccato, è stato allontanato dall’albero della vita, la terra è diventata un cimitero. Quanti uomini, tanti sepolcri. Un grande pianeta di tombe”.

In queste parole è contenuto l’unico giudizio che possa spiegare anche la tragedia della guerra: ben al di là della superficialità di certi pacifismi troppo sbrigativi, la dottrina cattolica ricorda con chiarezza che la guerra è esito del peccato originale che, distogliendo l’intelligenza ed il cuore dalla propria Origine, distorce anche i rapporti tra uomini e popoli; così che proprio la dimenticanza di Dio (e non certo la retta professione della fede) è all’origine dei conflitti.

Comunque l’ideale della vita non è l’assenza di lotta, ma il riconoscimento che la “buona battaglia” da vincere è quella della Verità sulla menzogna, per cui “nonostante il nostro pianeta si ripopoli sempre di tombe, nonostante il cimitero nel quale l’uomo sorto dalla polvere ritorna in polvere cresca, tuttavia tutti gli uomini che guardano alla tomba di Gesù Cristo vivono nella speranza della Resurrezione”.

La Resurrezione non è un mito o un simbolo: è un Avvenimento che irrompe nel tempo, nello scontro tremendo tra vita e morte svoltosi nel silenzio del sepolcro del Sabato Santo, nella misteriosa “discesa agli Inferi” di Gesù di cui parla il Credo. Risorgere non è evitare la morte, ma è passare attraverso di essa, accettando che la condizione umana sia salvata dalla Misericordia di Dio che ricrea, come è evocato dal segno dell’uovo (simbolo della nascita) e da tutti i simboli liturgici del Battesimo in quanto inizio della vita vera e della luce. La Pasqua è il passaggio alla definitiva positività della Storia, quella positività che permette di sperare contro ogni speranza, anche nelle circostanze in cui il male sembra vincere su tutto.

La Resurrezione non è un pio richiamo alla vita ultraterrena, ma è il vero senso di tutto ciò che accade, come ha recentemente detto Mons. Luigi Giussani: “la storia è per noi la continuità della Resurrezione di Cristo. Ogni momento della storia per noi è la modalità con cui il mistero della resurrezione si compie”, intendendo con ciò che nulla sarebbe veramente comprensibile nella vicenda umana se non ci fosse Cristo Risorto. E questo non è un discorso da preti o da fedeli devoti della domenica: è la sfida che da due millenni la storia cristiana ripropone celebrando la Pasqua come inizio di ogni pace, perché da quel sepolcro vuoto è giunta la vittoria sulla schiavitù della morte e la liberazione dall’odio e dall’inimicizia.

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