Gp Cottini

Questo sito intende presentare la personalità e le opere del filosofo Giampaolo Cottini, a partire da una selezione ragionata di articoli curati per il quotidiano “La Prealpina“.

Natale di stupore

Fuori del Coro | n. 45-2003

Quest’anno il Natale giunge in un clima di tensioni internazionali, di paure per il terrorismo, di preoccupazioni per la congiuntura economica, di incertezze sul futuro, rischiando di passare come un giorno di “ordinaria amministrazione”: se non ci fossero i bambini a richiamarne la magia, forse rimarrebbero solo i richiami delle pubblicità che tentano di strappare gli ultimi acquisti. Eppure non possiamo dimenticare che il Natale introduce una novità assoluta, un nuovo inizio che cambia la storia, poiché in quel Bambino del presepe c’è una vita destinata a mutare l’esistenza di ogni uomo.

Allora l’unica parola adatta a descrivere il fascino del Natale è la parola stupore. Stupore perché un uomo nuovo è venuto alla luce nella fragilità di ogni neonato, stupore perché ogni vita è la promessa di qualcosa di sconosciuto, stupore perché da quel bambino è nata un’avventura straordinaria che si chiama Cristianesimo. Non si tratta di fare della poesia, né di immergersi in una contemplazione mistica di cui pochi sono capaci, ma solo di immaginare le coordinate di quell’avvenimento: una donna incinta gioiosa dinanzi al frutto della sua misteriosa maternità, un giovane padre che trepida per il fatto di dover accudire ad un figliolo ricevuto senza suo merito, un gruppetto di pastori che viene invitato a guardare un fatto semplice e stupendo nella sua tenerezza. Un fatto in fondo normale, ma che i protagonisti colgono nella sua eccezionalità, tanto da comprendere che da lì in poi ogni uomo non dovrà più preoccuparsi, ma solo occuparsi, della propria umanità perché la questione della salvezza è già risolta.

Ma la condizione dello stupore natalizio è aver desta proprio la domanda della salvezza, perché solo così si scopre che la promessa si è avverata: Dio non ha avuto né paura né vergogna ad assumere tutti i tratti e le movenze della condizione umana, per cui ogni cosa terrena è improvvisamente nobilitata e salvata nel suo vero valore divino. Dopo il Natale siamo certi che l’uomo vale in maniera assoluta, che ogni esistenza è sacra ed inviolabile, che ogni nostro sentimento o gesto è ricompreso nel progetto di un Dio che si è interessato di noi, di ciascuno di noi: “La Verità che il Cielo non è sufficiente a contenere è sorta dalla terra per essere adagiata in una mangiatoia” scriveva S. Agostino, e da allora l’uomo sa che la sua vita ha un senso definitivo ed unico, perchè tutto è eternato nell’amore di un Padre che ha inviato l’unico Figlio per rendere tutti figli adottivi, partecipi dell’eredità della salvezza duratura.

In tal modo, ogni uomo che viene al mondo diventa erede della vita di quel Bambino di Betlemme, prima fra tutte la Madre che lo ha generato. Nessuno merita mai l’eredità dei suoi genitori o di chi lo benefica, ma può solo riceverla in dono gratuitamente, a condizione di accettarla con un gesto di libertà e di accoglienza che gliene dia il pieno possesso. Perciò il Natale capita comunque, ma accade realmente per ognuno solo se lo accogliamo liberamente e se ci lasciamo stupire da esso. Non un sentimento o un buonismo dolciastro può salvare, ma solo l’apertura completa e stupita dinanzi a quell’avvenimento che la Chiesa ripropone ogni anno, e che risuona nel canto “gloria a Dio nell’alto dei Cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama”.

Riconoscere che “lassù Qualcuno ci ama” è l’unica cosa da fare a Natale, sia che la serenità familiare ci accompagni, sia che qualche pena ci attanagli. Gesù è venuto e sarebbe sleale ridurre il suo compleanno a qualcos’altro: non c’è da aspettare altro che quanto è già accaduto, indipendentemente dallo stato d’animo in cui si è, lasciando solo che il cuore si stupisca ed abbandonando almeno per un giorno i dubbi o i calcoli.

Buon Natale a tutti.

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