Gp Cottini

Questo sito intende presentare la personalità e le opere del filosofo Giampaolo Cottini, a partire da una selezione ragionata di articoli curati per il quotidiano “La Prealpina“.

L’idea di università

Fuori del Coro | n. 42-2004

Nel recente dibattito sull’università dell’Insubria, al di là delle valutazioni politiche o dei dati di realtà, non può mancare la riflessione sul ruolo odierno dell’istituzione universitaria in quanto tale, poiché è altissimo il rischio di trasformare le università in esamifici, in istituti professionalizzanti che stemperano il sapere in mille rivoli senza fondamenti culturali solidi, in luoghi in cui gli studenti fanno una serie di esami sconnessi tra loro senza possedere un orizzonte organico di senso; tanto da far risuonare attuale il provocatorio richiamo di Nietzsche (lanciato quando era docente di filologia classica a Basilea) secondo cui “l’università è un ostacolo per chi voglia dedicarsi totalmente alla ricerca della verità”.

Sta, infatti, qui il nodo cruciale: come può l’università essere insieme luogo di formazione culturale e professionale delle giovani generazioni e punto propulsivo di ricerca nei vari ambiti dell’umano, senza perdere in nulla la sua caratteristica di luogo di libertà in cui autentici maestri raccolgono attorno a sé discepoli disposti ad imparare la verità e non solo ad ambire ad un “pezzo di carta”? Ed ancora: come può l’università essere fedele alla propria originaria vocazione (nata nel Medio Evo) di operare una sintesi universale dei vari saperi dentro la cultura frammentaria e nichilista della nostra epoca che nega anche solo la dignità della ricerca veritativa?

Non basta rispondere con l’ordinamento dei piani di studio, ma occorre un’idea forte di università per renderla proposta significativa per le nuove generazioni, secondo quell’indicazione che Romano Guardini (grande filosofo ed educatore, per anni docente a Monaco) definiva così:”se l’università ha un senso culturale, esso è quello di essere un luogo dove si ricerca la Verità, la verità nella sua purezza, non per altri fini, bensì per se stessa, per l’unica ragione che è la verità”. Certamente tale programma deve attuarsi attraversando la complessità e la peculiarità delle singole discipline, assumendo il taglio specialistico che è ormai inevitabile soprattutto nell’ambito scientifico, ma avendo di mira l’unità dell’uomo come persona, e perciò non dimenticando mai l’ampiezza delle capacità della ragione (che è sempre apertura al Tutto come visione in cui si collocano i frammenti) e la doverosità della prospettiva etica (ossia dello sguardo rivolto al Bene nella sua compiutezza e non solo nel particolare di realizzazioni parziali).

Compito dell’università è perciò di “ospitare il reale” nella sua interezza, scrutandone i fondamenti e le implicazioni, attraverso il lavoro di una comunità di docenti e discenti che cerchino insieme il senso delle singole conoscenze in rapporto all’unità dell’uomo, disposti ad “imparare insieme” non solo i contenuti accademici, ma soprattutto le movenze e i “movimenti” dell’esistenza stessa. Bisogna far rinascere l’idea medievale dell’Universitas come comunione di uomini, come luogo non cristallizzato nei vincoli burocratici che riunisce persone in ricerca capaci di “farsi scuola” nel reciproco scambio di competenze fiduciosamente messe in comune. Perciò, pur non sottovalutando i legami sociologici con il territorio o le implicazioni economiche e politiche di ogni università, vorremmo soprattutto ricordarne il carattere educativo di luogo di incontro qualificato tra soggetti che costruiscono cultura e la rielaborano criticamente, ciascuno secondo le proprie competenze. Perché ciò avvenga occorre valorizzare tutti i movimenti vitali e le collaborazioni con i diversi soggetti, con magnanimità e senza presunzione di possedere già il sapere, pronti semmai a giocarsi con tutti i frammenti di vivacità e di verità in grado di esaltare ciò che è autenticamente umano.

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