In memoria di un amico
Fuori del Coro | n. 53-2000
È proprio vero: la vita è come un fulmine che inizia senza farsi attendere e si spegne con la velocità di un lampo. È questo il primo sentimento che mi ha colto apprendendo la notizia della morte del Prof. Gallina, stimato docente di filosofia e storia al Liceo Cairoli e una delle voci più vivaci della cultura varesina.
Mi si consenta, però, di ricordarlo qui come Chicco, il compagno conosciuto sui banchi del Liceo, divenuto poi collega nell’insegnamento e insegnante dei miei figli, che esce ora dalla mia vita dopo tanti anni di amicizia e stima reciproca. La nostra amicizia data dagli anni ’60, quando con ingenua baldanza ci interrogavamo sulle sorti del mondo scambiandoci a vicenda le letture che più ci appassionavano (lui mi passava il Libretto Rosso di Mao, mentre io gli facevo leggere Il senso religioso di Don Giussani); e, quel che è certo, ci interessava salvare il mondo, dibattendo se si dovessero cambiare prima le strutture o se prima dovesse cambiare l’uomo. Poi siamo cresciuti e in lui maturava la passione per la filosofia (soprattutto per quel marxismo dal volto umano che lo induceva a lottare per la giustizia), e per la storia di cui ha curato tanto la didattica in questi ultimi anni, avvicinando i suoi studenti soprattutto alla contemporaneità attraverso l’invenzione di suggestive mostre documentarie e di ricerche sul campo tese a far emergere il volto di una storia raccontata più che spiegata. E proprio nel suo Liceo si è posto in leale dialogo con posizioni culturali diverse dalla sua, intrattenendosi amabilmente con colleghi e studenti, magari fumando una sigaretta in corridoio, sempre alla ricerca di qualcosa di vero che andasse oltre gli stretti schemi dell’ideologia.
Così, pur stimando la tradizione del Liceo che aveva frequentato, non ha avuto paura di assecondare le innovazioni didattiche e metodologiche proposte dalla riforma della scuola, utilizzando strumenti come il computer o la videocamera, ben sapendo però che, al di là di ogni mediazione, c’era lui, con le sue domande, con la sua onestà intellettuale, con il suo pungolare le coscienze alla ricerca di indizi volti a superare una pigra conoscenza delle cose. E del filosofo aveva soprattutto l’umanità, come mostrano queste sue parole che mi scrisse l’anno scorso in occasione della morte di mio fratello: “la sofferenza, il dolore, la morte di una persona cara ci lasciano sempre attoniti e svuotati; ci ripropongono le eterne domande sul senso e sulla prospettiva della vita, soprattutto ci colpiscono nel profondo e ci riducono in uno stato di smarrimento in cui solo la vicinanza e l’affetto di chi ci è vicino custodisce un punto sicuro”.
Grazie Chicco per la tua amicizia e, nel rispetto pieno della tua autentica laicità, lascia che ti immagini ora nella pace di quel Dio che per tutta la vita (a dispetto delle umane intenzioni) ti ha sempre cercato suscitandoti interrogativi seri e grandi; il mio Addio è meno lacerante perché ti so consegnato a quel Mistero dell’esistenza che hai esplorato nella tua vita con amabile e benevola tenacia.