Gp Cottini

Questo sito intende presentare la personalità e le opere del filosofo Giampaolo Cottini, a partire da una selezione ragionata di articoli curati per il quotidiano “La Prealpina“.

Il mistero dell’inizio

Fuori del Coro | n. 09-2006

È veramente sorprendente come Papa Benedetto XVI sappia affrontare le questioni più difficili e spinose con l’acutezza intellettuale del teologo e al tempo stesso con la semplicità essenziale del bambino: ne è prova il modo con cui ha svolto la questione dell’embrione umano nella fase del preimpianto al Convegno della Pontificia Accademia per la vita.

Si sa che il dibattito scientifico su quando si possa dire di essere già in presenza di vita umana è aperto (come ben si è visto a proposito del referendum sulla procreazione assistita), anche perché, per quanto la scienza si sforzi di risalire fenomenicamente all’origine della vita, non potrà mai giungere alla certezza ontologica sull’esistenza della persona. Osservare le dinamiche dell’incontro del seme maschile con l’ovulo femminile permette certo di dire che ciò che ne nasce è un organismo del tutto originale e distinto dalle cellule che lo originano, ma nessuno scienziato saprà poi dire il perché nasce un nuovo individuo della specie umana, né tanto meno spiegare il significato del mistero del suo esistere. Perciò, se ci si ferma alla sola dimensione osservativo-sperimentale, l’uomo rimarrà sempre un enigma profondo e impenetrabile, una domanda aperta cui nessuna ideologia preconcetta potrà dare risposta esauriente. Da qui l’acuta indicazione epistemologica e di metodo fornita dal Papa agli scienziati e ai filosofi: “Al di là dei limiti del metodo sperimentale, al confine del regno che alcuni chiamano meta-analisi, là dove non basta più o non è possibile la sola percezione sensoriale né la verifica scientifica, inizia l’avventura della trascendenza, l’impegno del ‘procedere oltre’”. Ciò significa dire, secondo un’evidenza quasi da fanciullo, che il più sofisticato studio scientifico non potrà mai essere autoreferenziale, ma dovrà avere il coraggio di rimandare al Mistero, al di là di ogni apparenza.

E qui il teologo Ratzinger sa bene che la Rivelazione non è sullo stesso piano della scienza sperimentale, e che “né la Sacra Scrittura né la tradizione cristiana più antica possono contenere trattazioni esplicite sul tema”, per cui non cade in confusioni tra fede e scienza (che potrebbero riaprire le ferite del processo a Galileo), ma sposta il piano conoscitivo su quella che per lui è l’unica vera ontologia, l’ontologia dell’amore, ponendo la questione non sull’inizio cronologico dell’esistenza ma sul suo significato in rapporto al gesto creatore di Dio, che ne è l’origine ed il fondamento: “L’amore di Dio non fa differenze fra il neoconcepito ancora nel grembo di sua madre, e il bambino, o il giovane, o l’uomo maturo o l’anziano. Non fa differenza perché in ognuno di essi vede l’impronta della propria immagine e somiglianza”. Con ciò è posto il giudizio di valore per cui l’esistenza umana, in quanto tale, è sempre un Bene degno di essere stimato, perché “nell’uomo, in ogni uomo, in qualunque stadio o condizione della sua vita, risplende un riflesso della stessa realtà di Dio”, e ciò ben prima di qualsiasi rilevazione dell’inizio o del momento di impianto dell’embrione nell’utero materno.

L’accusa che potrebbero fare gli addetti ai lavori è di semplificare troppo: i filosofi si metterebbero a disquisire sulla ricerca dell’inizio dell’animazione del feto (in ciò rimandandoci ai dibattiti medievali che non potevano far tesoro di elementi conoscitivi che oggi abbiamo); oppure gli scienziati potrebbero accusare il Papa di scavalcare la Scienza con argomentazioni infantili fondate sul fideismo, ma il metodo della certezza morale che egli propone dimostra, invece, una valenza epistemologica decisiva, perché risponde alla questione più seria: non quando la vita inizia, ma perché è degna di esserci come termine dell’Amore che la fa.