Gp Cottini

Questo sito intende presentare la personalità e le opere del filosofo Giampaolo Cottini, a partire da una selezione ragionata di articoli curati per il quotidiano “La Prealpina“.

Guardando l’Assunta

Fuori del Coro | n. 32-2000

La vacanza è per definizione tempo di riposo e di svago, ma non tempo del disimpegno: infatti, il tempo libero è tempo di verità, cioè occasione per dedicare il pensiero e l’affezione a ciò che ci sta più a cuore. Perciò è propizio che nel mese di agosto ci siano (a distanza ravvicinata) due feste che ricordano ai credenti la dimensione ultima dell’esistenza: la Trasfigurazione (6 agosto) e l’Assunta (15 agosto), che nella mia memoria ricordano inscindibilmente la personalità di Paolo VI (che per misterioso disegno divino chiude gli occhi proprio nel giorno della Trasfigurazione di 22 anni fa e che all’Assunta del Sacro Monte di Varese era straordinariamente legato e devoto).

Trasfigurazione significa che l’uomo può guardare la realtà con occhi diversi e scorgervi il segno del Mistero di Dio presente negli avvenimenti (come accadde a Pietro, Giacomo e Giovanni sul monte Tabor, quando videro Gesù trasfigurato nello splendore della Sua Gloria divina); il che indica la possibilità di andare al di là delle apparenze e delle sembianze materiali delle cose per intravedere un senso ulteriore e più grande, adeguato al desiderio di Infinito e di Eterno che muove l’uomo. Di ciò Paolo VI fu eccezionale testimone, guidando la Chiesa su itinerari difficili senza mai staccarsi dalla contemplazione della verità, nonostante le difficoltà dei tempi in cui visse.

Il Mistero dell’Assunzione rimanda, invece, alla figura di Maria che realizza pienamente il destino cui ogni uomo è chiamato al vertice della sua esistenza (per ciò è il termine ideale del pellegrinaggio alla Montagna Sacra che protegge Varese). Di Maria Assunta dice Paolo VI in un discorso del 15 agosto 1966: “Essa ci obbliga a spostare l’asse della nostra visuale sulla vita dalla scena presente a quella futura, dalla scena terrena a quella celeste. Vero è che questo quadro della vita presente ci è ben conosciuto, mentre quello della vita futura sappiamo che esiste e sappiamo che offre alla vita una sua meraviglioso pienezza, ma poco lo conosciamo e poco riusciamo a tradurlo in concetti ed immagini a noi accessibili. Ma non vi pare che noi troppo e forse solo alla vita presente pensiamo, e poco o nulla, a quella vera e finale che ci aspetta? Vero è anche che dobbiamo occuparci delle cose e dei doveri del nostro stato presente, nel tempo delle realtà temporali; ma senza dimenticare che questo stato presente è ordinato al futuro, è un transito, è un pellegrinaggio, che non deve perdere di vista la direzione, la meta del nostro cammino. Ed ecco allora che Maria alla sommità del nostro cammino terreno ci indica la via e il traguardo. A Lei il nostro sguardo, il nostro devoto saluto, la nostra preghiera”.

Dunque il senso più bello di questo essere nel mezzo delle ferie non è il riposo (o peggio la distrazione un po’ sciocca di chi s’immerge nei vari tormentoni estivi), ma la possibilità di purificare lo sguardo e di lasciare spazio ad una conoscenza più profonda delle cose perché la realtà parli e sveli il suo Mistero ultimo.

La figura di Paolo VI è per noi Varesini un modello privilegiato e caro di questo stare dinanzi alla realtà con sguardo insieme puro (come quello del bambino) e penetrante (come quello dell’uomo di vera cultura): per questo, pur avendo legittima curiosità di “provare” la nuova funicolare, è certamente più bello riprendere la tradizione del pellegrinaggio a piedi verso la cima del Sacro Monte, iniziando a guardare con attenzione quei particolari della Via Sacra che mille volte abbiamo visto, magari distrattamente. Ci accorgeremo di tante cose, prima fra tutte della saggezza dei nostri padri che ritagliarono nella bellezza naturale della loro montagna uno spazio sacro e trasfigurato in cui inserire il cammino verso l’Assunta.