Gp Cottini

Questo sito intende presentare la personalità e le opere del filosofo Giampaolo Cottini, a partire da una selezione ragionata di articoli curati per il quotidiano “La Prealpina“.

Gerusalemme cuore della storia

Fuori del Coro | n. 39-1996

Ci sono dei luoghi che hanno un significato che va molto al di là della loro semplice localizzazione geografica o della loro rilevanza storico-politica. Tra questi certamente Gerusalemme, la “Città Santa”, che appartiene all’intera umanità prima che agli Ebrei o ai Musulmani.

Mi è capitato di essere a Gerusalemme proprio agli inizi degli scontri provocati dall’apertura del tunnel sotterraneo che porta sin sotto alla moschea, e di avvertire da vicino la tragedia della guerra tra Palestinesi ed Israeliani, verificando di persona il dramma di una terra dilaniata dalla violenza proprio nei luoghi in cui desidereremmo che trionfasse la pace predicata da Cristo. Ma perché tanta violenza? Bastano le categorie, tutte occidentali, che spiegano gli scontri con il fanatismo religioso o con gli eccessi dell’integralismo? Credo francamente che sia difficile nella nostra società secolarizzata cogliere sino in fondo il significato di un luogo come Gerusalemme, ed in generale il valore di quella che tutti chiamano Terra Santa identificandola come il cuore religioso di interi popoli.

È comunque emozionante pensare che, nell’arco di uno spazio ristrettissimo, Gerusalemme ospiti la memoria del Tempio di Salomone (che era edificato sulla grande spianata di cui oggi rimane solo il muro di sostegno ove gli Ebrei si recano a pregare), la presenza della grande Moschea di Omar (il massimo tempio dell’Islamismo secondo solo alla Mecca, edificato sulla cima del monte Moria ove Abramo offrì il sacrificio del figlio Isacco), e a pochi metri di distanza il Santo Sepolcro, segno e testimonianza della Resurrezione di Cristo. Il pellegrino vede così, in uno spazio di poche decine di metri, i segni delle tre grandi religioni monoteiste che si contendono la devozione di popoli provenienti da tutto il mondo, partecipando al paradosso di una divisione tanto più bruciante quanto più essa si verifica nel luogo sorgivo di fedi legate all’appartenenza ad un unico Dio che si è voluto giocare nella storia. Le tre religioni hanno infatti in comune il senso di una rivelazione di Dio che passa attraverso eventi accaduti in questi stessi luoghi, proprio su quel monte su cui si stende Gerusalemme. Per questo Gerusalemme è un mistero della storia: non è un caso che nel Santo Sepolcro ci sia una cappella dedicata all’ombelico del mondo, ossia a quel luogo in cui si gioca il destino di tutti gli uomini, perché lì si è rivelata la presenza del Figlio di Dio morto e risorto. Perciò Gerusalemme non può essere assorbita nel ruolo di capitale dello Stato Israeliano, perché tradirebbe la sua vocazione di cuore religioso dell’umanità, così come non potrebbe essere solo islamica e nemmeno solo cristiana (con la triste condizione di essere anche qui divisa tra cattolici, ortodossi ed armeni).

Gerusalemme è un mistero proprio perché è il luogo di incontro dell’ansia religiosa dell’uomo, cui solo il volto vero di Dio può dare risposta. Perciò Gerusalemme, come va dicendo da un cinquantennio il Vaticano, può avere solo lo statuto di città libera ed internazionale; una città di tutti ma di cui nessuno abbia il pieno dominio, perché solo così può essere luogo di dialogo e di pace.

Tra le grandi sfide del prossimo millennio c’è dunque anche questa: riconoscere che il calcolo politico o gli equilibri diplomatici devono lasciare spazio ad una magnanimità più grande, come nel caso di Gerusalemme che può diventare il centro della storia di una nuova era, a patto di rimanere fedele alla sua naturale vocazione alla santità che la fa essere luogo di incontro di tutte le fedi al di là dei puri calcoli umani; luogo in cui sia possibile la convivenza pacifica nel nome di Dio e a cui sia bello cantare con le parole del salmo “o che gioia quando mi dissero andiamo alla casa del Signore”

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