Gp Cottini

Questo sito intende presentare la personalità e le opere del filosofo Giampaolo Cottini, a partire da una selezione ragionata di articoli curati per il quotidiano “La Prealpina“.

Desiderio di novità

Fuori del Coro | n. 01-1998

“Anno nuovo vita nuova” recita un antico adagio, e il miglior augurio per i fedeli lettori di questa rubrica che riprende dopo la pausa delle festività è che il 1998 porti una ventata di autentica novità. Qualche opinionista ha osservato che nel nostro secolo gli anni segnati dall’8 come ultima cifra sono stati particolari: il ’18 richiama alla mente la fine della grande guerra, il ’38 le leggi razziali e il patto d’acciaio che prelude al secondo conflitto, il ’48 evoca l’inizio della Prima Repubblica, il ’68 la rivoluzione studentesca che ha generato un terremoto nel costume nazionale, il ’78 è l’anno dell’assassinio di Moro e dei tre Papi. Insomma, stando alla cabala, il ’98 dovrebbe essere anno eccezionale e di novità: dovremmo entrare finalmente in Europa, dovrebbero iniziare le riforme istituzionali che riscriveranno la Costituzione; già si è avvertito qualcosa di nuovo nel tono del discorso iniziale del Presidente Scalfaro, il Papa ci ha nuovamente stupito con la sua presenza paternamente eccezionale tra i terremotati, e giunge persino notizia che presto con la tecnica dei trapianti potremo addirittura mutare di corpo, organo dopo organo.

Anno di novità dunque questo che ci avvicina sempre più al Terzo Millennio? Forse, ma non possiamo dirlo con certezza sinché la storia non verrà scritta da ciascuno di noi e dalla comunità cui apparteniamo, sinché non ci sarà ritualmente chiesto al 31 dicembre di fare il bilancio consuntivo. Ma certo una domanda ci urge: che cos’è realmente la novità e quando essa si rende visibile nella vita personale e nella storia di tutti? Il futuro lascia sempre sperare il nuovo, ma in realtà, se ci pensiamo bene, l’unica vera novità è quella che si radica nel passato. È realmente nuovo solo ciò che porta a compimento le premesse del passato, ciò che ci sorprende dopo una lunga marcia nel tempo rivolta verso il compimento delle promesse iniziali. La vita in sé è attesa e promessa, e noi avvertiamo la novità quando ci accade qualcosa di così confacente alla nostra natura da realizzare ciò che da sempre aspettavamo. La novità per il bambino è nel dono desiderato da lungo tempo; ed anche l’adulto percepisce la novità solo quando incontra l’inatteso che corrisponde al desiderio originario, altrimenti entra nella vita solo la diversità, la stranezza o, peggio, un’estraneità inquietante.

La vera novità è invece rassicurante proprio perché si costruisce sul senso della tradizione, sul sentimento dell’appartenenza ad una storia buona da cui proveniamo, sulla continuità con quanto di meglio il passato ci trasmette. Un’applicazione di questo è la storia stessa: non è pensabile, ad esempio, un sistema politico migliore se l’intera società non guarda a quanto lo ha preceduto. Si veda l’Italia di oggi: non ci sarà nulla di veramente nuovo nella cosiddetta Seconda Repubblica se si pretenderà di far fuori la Prima, dimenticandone, o peggio negandone, i meriti. Così come la novità non potrà nascere eliminando gli avversari o i nemici, giacché la violenza che demonizza l’altro è la cosa più vecchia del mondo. E ancora, non ci sarà novità vera limitandosi ad un nominalismo che cambia le sigle per lasciare intatte le logiche del potere imperante.

Perciò, senza cedere ad un inutile intimismo, bisogna riconoscere che la novità può venire solo se cambia l’io, solo se ognuno sa ritrovare la certezza della bontà della vita in sé. La novità risiede infatti nella ripresa della verità sull’uomo, nel suo impasto di limite e di male inseparabile dalla tensione inesauribile verso il positivo. La novità è un avvenimento che cambia la vita riconducendola alla sua vera origine e al suo autentico respiro.

Che ciò avvenga in modo sperimentabile è il mio sincero augurio ai lettori per il 1998.

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