Gp Cottini

Questo sito intende presentare la personalità e le opere del filosofo Giampaolo Cottini, a partire da una selezione ragionata di articoli curati per il quotidiano “La Prealpina“.

Cattolici & politica 3

Fuori del Coro | n. 33-2004

La fine dell’estate riporta tradizionalmente l’attenzione del dibattito politico sulle grandi manifestazioni che scandiscono la ripresa delle attività di movimenti e partiti, riaccendendo l’interesse sugli schieramenti e sui possibili mutamenti di alleanze. Il tormentone delle previsioni tocca naturalmente in modo privilegiato il Meeting di Cielle (dove staranno C.L. e la compagnia delle Opere, pro o contro Berlusconi?), ma quest’anno la polemica ha raggiunto persino l’Azione Cattolica (tradizionalmente attestata sulla “scelta religiosa”) a seguito dell’invito rivolto a Gianfranco Fini per il grande raduno di Loreto. È evidente che le scelte dei cattolici interessano molto, perché la loro opzione può determinare significativi mutamenti di equilibri nel Paese, benché oggi prevalga piuttosto una certa disaffezione dei cattolici verso la militanza politica diretta. D’altra parte la rigida logica bipolare rende difficile (una volta smarrita l’unità politica in un unico partito) definire una posizione univoca su cui chiedere un consenso motivato, e ciò lascia i credenti in un’incertezza che spinge più verso altre vie di impegno (come quella del volontariato o della presenza nel sociale). Con chi stare allora? Sembra questa la domanda dogmatica cui i cattolici vengono costretti a rispondere in maniera perentoria per poter rendere conto della loro appartenenza religiosa.

Molto opportunamente, però, il Meeting di Rimini sta mettendo in luce che la questione è ben altra, e cioè quale sia il vero bene che è doveroso perseguire perché ci sia autentica libertà delle persone ed armonico sviluppo del paese. Solo così l’orizzonte si apre a 360 gradi e si esce dall’ideologica gabbia delle formule politiche consolidate, come ha ben ricordato Giancarlo Cesana nei giorni scorsi in un’intervista quando ha detto che “la verità non è una definizione, ma una strada”, visto che la vita è una dinamica verso l’Infinito che non può essere schiacciata in schemi rigidi o in legami formali di pura coerenza politica. È tipico dell’ideologia, infatti, prefigurare uno schema di realtà per imporlo a tutti (magari con la variante dell’utopia che immagina il migliore dei mondi teoricamente possibile), schema che diventa il paradigma morale del bene e del male, o peggio dei buoni e dei cattivi a seconda della conformità a tale modello, perdendo di vista che il Bene comune non si lascia ingabbiare nelle maglie della Destra o della Sinistra, del riformismo o del conservatorismo. La verità, invece, si presenta sempre come la risposta alle esigenze più vere dell’uomo, come tentativo di realizzare il massimo di giustizia e solidarietà possibile, come incontro tra i diversi alla luce di quella che è l’esperienza umana elementare.

Compito dei cattolici impegnati in politica non è allora né tentare una sorta di clericalizzazione della società né adeguarsi ad un progetto qualsiasi in nome della laicità della convivenza, ma semmai lavorare per il riconoscimento di ciò che esalta la dignità della persona in un’ottica di convergenze non solo tattiche ma di contenuto effettivo. È quanto sta avvenendo nell’esperienza unica ed interessante dell’intergruppo parlamentare promosso sulla sussidiarietà, che proprio al Meeting presenta una sorta di manifesto trasversale (come oggi si usa dire) per sviluppare un più corretto rapporto tra cittadini ed istituzioni. La logica non è quella bipolare, ma nemmeno quella del sincretismo politico da “inciucio”: è la prospettiva per cui se la sussidiarietà è il cardine della società (come insegna autorevolmente la Dottrina sociale della Chiesa), compito dei cattolici è attivarsi per realizzarla nei fatti, utilizzando le più ampie convergenze al di là di stantie preclusioni ideologiche.